Letture per italianisti: Cristo si è fermato a Eboli

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Carlo Levi, uomo di cultura, laureato in medicina, artista, scrittore, pittore, partecipe dei circoli letterari e politici più avanzati di Torino, per il suo antifascismo viene inviato, nel ’35, al confino in un paesino della Lucania, Aliano, che nei suoi scritti chiamerà Gagliano, mimando la pronuncia del luogo.

Quando vi giunge, vi si sente prigioniero, vivendo come una cella gli angusti confini del paese e della sua mentalità, anche se viene considerato ospite illustre e che dà lustro.

Si guarda intorno con gli occhi del pittore e dipinge, con la penna, indimenticabili quadretti di luoghi, di case e di personaggi, che si stagliano sullo sfondo di un paesaggio brullo e arido, con tutta la vivezza dei ritratti e tutte le pieghe e le ombre delle sculture.  Racconta un mondo popolato di credenze, stregonerie, pregiudizi e superstizioni incrostate nel tempo e segnato da secoli di sottomissione che hanno reso impossibili scelte, speranze, sviluppo. Questa terra riarsa gli mostra tutta la sua miseria, nelle tradizioni che sembrano immeschinire la vita anziché arricchirla, nelle superstizioni che condizionano senza proteggere, dove tutto è fermo e incapace di evolvere. Le persone sembrano sopravvivere in un diverso, arcaico, mondo, mai raggiunto dall’evoluzione di costumi, economia, cultura di cui gode il settentrione del Paese.

Con il suo sguardo attento e lucido Levi osserva e sottolinea con stupore, inquietudine e compassione quanto questa gente sia stata dimenticata, abbandonata ad un destino di miseria e ignoranza, nell’incuria di chi avrebbe dovuto aver a cuore l’armonica crescita del Paese. I paesani avvertono quanto il suo sguardo sia dolentemente partecipe della loro condizione, sì che fin dal giorno del suo arrivo gli mostrano tutta la fiducia che hanno in lui, affidandogli la propria salute. Forse perché da lui si sentono considerati persone. Una considerazione alla quale non sono avvezzi, privati di dignità e rispetto, sì da dichiarare di non essere “cristiani,” cioè persone. Così Levi ci racconta che Cristo, quale latore di un messaggio di civiltà, si è fermato, senza giungere a queste terre dimenticate, a Eboli, ultima stazione a cui arriva il treno del progresso.

Articolo di Lilia Carmen Natilla, Psichiatra e Docente di Psichiatria e Psicologia presso il Policlinico di Bari.

Libro consigliato per studi di italianistica, letteratura e cultura italiana, nonché per traduttori, interpreti e insegnanti che lavorano con l’italiano come lingua 2.