Letture dal Sud America per ispanisti: El Plan Infinito di Isabel Allende

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El Plan Infinito di Isabel Allende. Un libro che, come un fiume, scorre e ti prende e ti porta con sé, trascinandoti nel suo mondo, dimentico di quanto ti circonda. 

Ti ritrovi con il piccolo Gregory Reeves su un carrozzone, con una strampalata famiglia malamente assortita, con una sorella, una madre incapace di un pensiero concreto che le permetta di svolgere il ruolo materno, una affettuosa cartomante guaritrice dalla fisicità esuberante e un padre infiammato da un grandioso progetto teleologico, che trascina la gente verso “Il Piano Infinito” con le sue parole potenti, la sua figura carismatica, la sua capacità di trasmettere una speranza, forse ingannevole e forse capace di trarlo nel proprio stesso inganno.

Di paese in paese nell’ovest nordamericano, Charles Revees proclama e vende, alla folla che riesce a raccogliere, la sua utopia, il sogno del Piano Infinito come compimento e destino significante di ogni vita. Il suo percorso si arresta quando si ammala e si ferma in un sobborgo latino di Los Angeles, dove la famiglia diviene stanziale. Il piccolo Gregory, “gringo” tra i latini, deve trovare un nuovo difficile adattamento. Misero tra i miseri, è alle prese con esclusione e intolleranza, teso continuamente nella ricerca di amore, di un senso e di un punto di equilibrio.

La sua crescita dall’infanzia, all’adolescenza, all’età adulta procede tra strappi e ritorni, intoppi e dolori, illusioni e cadute, svolgendosi tra una molteplicità di luoghi e di personaggi, alcuni più vicini e cari ed altri che punteggiano e spesso segnano i suoi momenti. Premono su di lui gli accadimenti degli anni che attraversa, con le contestazioni degli anni ’60, l’ambiente degli Hippy degli anni ’70, l’esperienza della guerra in Vietnam, la sua affermazione lavorativa nell’ambiente arrivistico dello studio legale, i matrimoni sbagliati e i figli mal gestiti. 

In tutta la vicenda personale di Gregory, sembra che il suolo ceda proprio quando il passo sembra compiuto e ogni cosa che riesce a conquistare si perda. È qui che trova compimento la continua tensione verso la possibilità di ricreare un senso alla propria vita, la possibilità di riannodare le fila, ritrovando un equilibrio che gli permetta di riscoprire sé stesso e le sue radici nel Piano Infinito.

Articolo di Lilia Carmen Natilla, Psichiatra e Docente di Psichiatria e Psicologia presso il Policlinico di Bari.